Dieci minuti con se stessi – argomento”LA SCORZA ISPIDA”

21 Nov

Dieci minuti con se stessi – argomento”LA SCORZA ISPIDA”

L’argomento di oggi

LA SCORZA ISPIDA

Per scovrire il frutto bisogna romper l’involucro ispido, e non sempre è agevole. Così nella vita, il più dolce frutto che la vita può offrirci è sempre nascosto in un involucro di fastidi e di tormenti.

Michele Saponaro

La riflessione di oggi

È un autore del tutto o quasi dimenticato Michele Saponaro, nato nel 1885 nel Leccese e morto a Milano nel 1959. Eppure una delle varie biografie che egli scrisse, quella su Gesù (1949), suscitò allora un vespaio di polemiche, non certo ingiustificate, e gli dette una certa notorietà. Al suo primo romanzo, Peccato. Sette mesi di vita rustica (1919), ci siamo riferiti per avere questa bella e semplice riflessione che idealmente poniamo in parallelo a quella che abbiamo offerto nella pagina precedente, dedicata ieri alla gioia. Lo scrittore rievoca l’immagine di non pochi frutti che – come il fico d’India – per essere conquistati nella loro polpa gustosa, esigono di confrontarsi con una scorza ispida e pungente.

La stessa cosa accade nella vita. La felicità è celata sotto gli strati di un involucro fatto di spine. È la legge della conquista faticosa che vale non solo per la gioia, ma anche per la bellezza (pensiamo alla rosa e ai suoi aculei) e per tutte le realtà più preziose (l’oro dev’essere liberato dalle scorie, mentre le pietre preziose si nascondono nelle viscere della terra). I primi testimoni della fede cristiana ammonivano, infatti, che «dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni» (Atti 14,22). Ai nostri giorni in cui si vuole avere tutto subito, senza impegno e fatica, queste parole risultano ostiche. Anche scrivere un libro – diceva il grande Marcel Proust – non è frutto dell’esposizione alla luce e alle chiacchiere, ma nasce dal silenzio e dall’oscurità (così nel Tempo ritrovato). Per questo è importante ritornare alla serietà dell’impegno, alla severità dell’esercizio, alla virtù della fortezza, all’umile pazienza, doti che spesso vengono scartate nell’illusoria ricerca del risultato facile, senza percorrere le necessarie strade dei «fastidi e tormenti».

(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)