Dieci minuti con se stessi – argomento: “VITA DI FAMIGLIA”
VITA DI FAMIGLIA
La vita di famiglia perde ogni libertà e bellezza quando si fonda sul principio dell’«io ti do» e «tu mi dai». / Se temete la solitudine, non sposatevi!
Henrik Ibsen / Anton Cechov
La riflessione di oggi
Le avevo annotate tempo fa queste due aspre considerazioni sulla famiglia, probabilmente sulla base di qualche lettura estemporanea. Esse nascono anche dal pessimismo dei rispettivi autori e del loro contesto; tuttavia contengono una verità fin ovvia che merita attenzione. Il tema della vita di famiglia è, infatti, delicato e richiede un impegno serio e severo, pur in mezzo alle gioie e soddisfazioni che la convivenza comporta. Partiamo con la prima frase che è desunta dal dramma Casa di bambola (1879) del famoso scrittore norvegese Henrik Ibsen, una storia di falsità, meschinità, ricatti e ipocrisie. Alla fine, infatti, si assiste allo sfacelo di una famiglia.
Sfacelo che ha, certo, una delle sue radici più vigorose proprio nell’interesse e nell’egoismo. Se in famiglia viene meno la gratuità dell’amore, la generosità e la reciprocità, è inevitabile che si perda ogni freschezza, libertà e bellezza dello stare insieme e ci si riduca a essere una «società» retta da una sorta di contratto rigido ed esigente. Si può, allora, precipitare nell’altro vizio tratteggiato con fiero scetticismo da Anton Cechov negli appunti dei suoi Quaderni. Il celebre scrittore russo ottocentesco, cresciuto in una famiglia disagiata, teme quella terribile solitudine a due che sfigura talvolta la coppia e lo fa capire con quel suo consiglio paradossale di non sposarsi per non essere alla fine soli. Sta di fatto che spesso l’incapacità di alimentare la fiamma dell’amore conduce a raggelare ogni legame e a spegnere la sostanza stessa del matrimonio.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori