Dieci minuti con se stessi . argomento: “SU UN FILO DI LAMA”

20 Nov

Dieci minuti con se stessi . argomento: “SU UN FILO DI LAMA”

L’argomento di oggi

SU UN FILO DI LAMA

Capita a volte di sentirsi per un minuto felici. Non fatevi cogliere dal panico: è questione di un attimo e passa! / Felicità raggiunta: si cammina per te sufil di lama.

Gesualdo Bufalino / Eugenio Montale

La riflessione di oggi

Quante volte abbiamo sentito irrompere nella Nona Sinfonia di Beethoven il coro possente dell’inno alla gioia di Schiller, celebrazione di questa schöne Götterfunken, «splendida scintilla divina». Noi tutti, però, siamo sempre consapevoli della fragilità di questa scintilla che un colpo più forte di vento può spegnere per sempre oppure attizzare in un incendio devastante. La felicità può, infatti, essere illusoria ed è comunque sempre una realtà delicata, deperibile, labile. È ciò che ci ricordano due autorevoli voci italiane. La prima è quella, un po’ ironica e molto realistica, di Gesualdo Bufalino, lo scrittore nato, vissuto e morto nella sua Sicilia. Egli ci presenta la gioia come un velo dorato che t’avvolge e fa splendere tutto l’orizzonte. Bastano, tuttavia, pochi minuti e uno strappo, ed ecco che si ritorna nella nebbia del grigiore quotidiano.

A lui abbiamo accostato Eugenio Montale che, invece, ricorre all’immagine del filo di lama sul quale si deve procedere con estrema cautela, consapevoli che in agguato c’è il rischio di ferirsi. Entrambe le considerazioni dei due autori citati sono per certi versi scontate. Le conosciamo, eppure l’uomo ha bisogno della felicità come dell’aria che respira, ed è per questo che si protende sempre verso di essa, scambiandola spesso con le sue scimmiottature. Gioia, infatti, non è l’allegria sfrenata; non lo è neppure il piacere fine a se stesso; non è l’autocompiacimento orgoglioso; non lo è il tripudio isterico che, come un fuoco di paglia, si riduce a cenere. C’è, quindi, un’arte più esigente per conquistare la felicità, ed essa passa solo attraverso un esercizio serio della coscienza, della vita, della morale. Solo così sboccia quel volto più normale della gioia che si chiama serenità.

(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)