Dieci minuti con se stessi – argomento: “SAPERE DI NON SAPERE”

20 Feb

Dieci minuti con se stessi – argomento: “SAPERE DI NON SAPERE”

L’argomento di oggi

SAPERE DI NON SAPERE

Chi sa non parla, chi parla non sa. /Sapere sia di sapere una cosa, sia di non saperla: questa è la conoscenza.

Lao-Tzu / Confucio

La riflessione di oggi

Ormai nell’immaginario collettivo la Cina è un gigante economico, un po’ misterioso e forse inaffidabile, legato a modelli non subito decifrabili. Poco si fa per evocare il suo glorioso passato culturale. Oggi abbiamo posto al centro della nostra riflessione una coppia di aforismi desunti proprio da due grandi maestri della sapienza cinese. Il primo detto appartiene al Tao-te Ching, ossia al «Libro della via e della virtù» del filosofo Lao-tzu, figura leggendaria vissuta nel VI o V secolo a.C. È un monito severo soprattutto per i nostri tempi impastati di chiacchiera (chat!) informatica o televisiva. Esso fa il pari col proverbio rabbinico che recita: «Il sapiente sa quel che dice; lo stupido dice quel che sa». Non sarebbe forse il caso ogni giorno di spegnere il vaniloquio almeno per un po’ e di costruirsi attorno una piccola oasi di silenzio, di lettura, di riflessione? È paradossale, ma talora neppure in chiesa, nella liturgia, si rispettano i momenti di silenzio…

L’altra frase sopra citata è tratta, invece, dai celebri Colloqui o Dialoghi (in cinese Lun Yii) di Confucio (K’ung fu-tzu, «il Maestro K’ung»), pensatore del VI-V secolo a.C. È una staffilata contro l’arroganza della scienza, la saccenteria della politica, la presunzione di certi maestri, la boria che accompagna molti comportamenti, il «bullismo» intellettuale. Quando a sorpresa, nel 1996, la poetessa polacca Wislawa Szymborska ricevette il Nobel, dichiarò umilmente: «L’ispirazione poetica nasce da un incessante “Non so”. Per questo apprezzo tanto queste due piccole paroline: “Non so”. Piccole ma alate». La grandezza di una persona sta proprio nella consapevolezza del mistero enorme che la avvolge, dell’immensa complessità del reale, della sublime invalicabilità dell’infinito e dell’eterno.

(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)