Dieci minuti con se stessi – argomento: “NUBI E ONDE”
NUBI E ONDE
Solleva il capo e osserva il cielo: l’un l’altra si inseguono le nubi. Si sfiorano appena e già sono divise, perdute, l’una per l’altra. Così anche noi ci separiamo, anche noi ci perdiamo, in questo mondo. Abbassa il capo e guarda il mare: l’un l’altra si rincorrono le onde. Si scontrano appena e già sono divise, perdute l’una per l’altra. Così anche noi ci separiamo, anche noi ci perdiamo, in questo mondo.
Marija Andrievskaja
La riflessione di oggi
Non so chi sia Marija Andrievskaja, probabilmente una poetessa russa. Trovo i suoi versi incastonati in un album fotografico ove le immagini sono appunto accompagnate da poesie. Forse un po’ tutti siamo rimasti incantati – e non solo da piccoli – a contemplare forme e movimenti delle nuvole o l’instancabile fremito della risacca sul litorale del mare. La parabola che i versi citati estraggono da quel flusso ininterrotto è semplice e pertinente.
Basta solo osservare una via di città: mille e mille persone che si sfiorano, talora s’incrociano e persino si scontrano, ma poi si perdono verso direzioni diverse. Anche quelle che una volta erano le relazioni indissolubili come il matrimonio o le amicizie sembrano sempre più essere soste temporanee per riprendere un continuo sfiorarsi superficiale. Sono incontri di corpi e non dialoghi di anime e autentici abbracci d’amore. È per questo che, pur crescendo i contatti, i rapporti, le conoscenze, la società attuale è pervasa di solitudine. E Cesare Pavese, che di questo isolamento fu per certi versi una vittima, confessava: «La vera solitudine è una cella intollerabile» (in Prima che il gallo canti).
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori