Dieci minuti con se stessi – argomento: “L’UOMO NUDO”
L’UOMO NUDO
La virtù non è preclusa ad alcuno, è accessibile a tutti, accoglie tutti, chiama tutti, liberi, liberti, schiavi, re, esuli. Non sceglie la casa o il censo, si accontenta dell’uomo nudo.
Lucio Anneo Seneca
La riflessione di oggi
Tempo fa mi sono dedicato a una rivisitazione delle sette virtù tradizionali: le tre teologali (fede, speranza e carità) e le quattro cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza). Ne è nato un libro, Ritorno alle virtù (2005), che ha registrato questo percorso di letture. Bisogna riconoscere che, sbeffeggiata a livello pratico, la virtù riesce, però, a provocare almeno le menti e, si spera, le coscienze. Anche perché, come scriveva il celebre architetto quattrocentesco Leon Battista Alberti, «solo è senza virtù chi non la vuole». lo, invece, sono risalito ora a un maestro pagano del passato, così caro ai cristiani da esser diventato il soggetto di un più o meno apocrifo epistolario con san Paolo, il filosofo latino Seneca.
La sua considerazione, tratta dall’opera De beneficiis, è limpida: la virtù non è frutto di cultura, non è appannaggio di uno stato sociale, non è privilegio di classe; essa appartiene in dote all’«uomo nudo», ossia alla creatura umana nella sua dignità sorgiva. La virtù è, come la legge naturale, un seme deposto nella coscienza: sta alla singola persona farlo crescere, fiorire e fruttificare. Anzi, spesso l’apparenza esteriore, la ricchezza, la stessa cultura, il successo e il fascino militano contro la virtù, quasi soffocandola. Un altro grande maestro del passato, il cinese Confucio, non esitava ad ammonire che «belle parole e un aspetto insinuante sono raramente associati con l’autentica virtù». Ecco perché è necessaria la semplicità, la «nudità» interiore, per essere veramente virtuosi.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori