Dieci minuti con se stessi – argomento: “L’ORECCHIO DI DIO E DELL’UOMO”
L’ORECCHIO DI DIO E DELL’UOMO
Il grido del povero sale fino a Dio, ma purtroppo non arriva alle orecchie dell’uomo.
Hugues-Félicité Robert de Lamennais
La riflessione di oggi
Non è solo in questi giorni di vacanze, è anche nel normale svolgersi della vita cittadina che il povero riesce a perturbare con la sua stessa presenza e la sua mano tesa la nostra quiete. Nella Bibbia si ripete spesso che «il grido del povero sale a Dio» ma ha ragione anche Hugues-Félicité Robert de Lamennais, affermato scrittore francese dell’Ottocento, divenuto sacerdote come il fratello che l’aveva riportato alla fede. Da allora egli si era dedicato alla teologia ma anche all’impegno etico, come si nota nell’appello che abbiamo sopra citato. Se Dio ascolta, l’uomo invece fa il sordo quando lo si provoca alla generosità. Il libro biblico dei Proverbi è, al riguardo, piuttosto minaccioso: «Chi chiude l’orecchio al grido del povero, invocherà a sua volta e non otterrà risposta» (21,13).
Forse oggi siamo comodamente seduti in un ristorante che s’affaccia sul mare; è ormai ferragosto col suo solito trionfo di consumi e divertimenti. Certo, anche Gesù amava i banchetti e il buon vino, se è vero che si è attirato l’accusa di essere «un mangione e un beone». Il sereno godimento dei beni terreni è legittimo, tant’è vero che la tradizione giudaica era convinta che Dio ci giudicherà anche sui piaceri leciti non goduti. Ma ciò che è iniquo è avere l’orecchio chiuso, ostruito volutamente dai rumori più sguaiati, e l’occhio cupido sul proprio benessere per evitare di incrociare una domanda di aiuto o di condividere una parte del molto che abbiamo. Diceva la legge biblica: «Se in mezzo a te ci sarà un fratello bisognoso, non indurire il tuo cuore e non chiudere la tua mano! » (Deuteronomio 15,7).
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori