Dieci minuti con se stessi – argomento: “IO SONO CIRO”
IO SONO CIRO
O uomo, chiunque tu sia e da qualunque luogo tu venga: io sono Ciro, signore di molti re e di molti regni. Non invidiare il mio potere terreno poiché polvere ero e polvere sono tornato.
Iscrizione posta sulla tomba di Ciro
La riflessione di oggi
Il ricordo si è impallidito, eppure permane ancora intatta l’emozione di quando, molti anni fa, sull’altopiano iranico mi si parò innanzi l’austero e imponente monumento funebre dell’imperatore persiano Ciro (VI sec. a.C.), il liberatore degli Ebrei dall’esilio di Babilonia. Di fronte agli alti gradoni che salivano fino alla monumentale camera sepolcrale a forma di sarcofago mi venivano in mente le parole del «Secondo Isaia», l’autore anonimo il cui messaggio è stato posto sotto il nome del celebre profeta di Israele, il quale scriveva: «Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: Io l’ho preso per la destra … Io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo sebbene tu non mi conosca … » (si legga Isaia 45,1-8).
Ora, all’interno di quella sala funeraria, ove giacciono le spoglie di Ciro, sono incise le parole che sopra abbiamo tradotto e che vorremmo fossero per qualche istante meditate anche in questa stagione così piena di vita com’è la primavera. Potere, fama, gloria, successo sono sfioriti e divenuti cenere nel silenzio di quell’altopiano circondato da monti aspri e solitari. Fra un secolo che cosa sarà mai del ricordo di noi e di ciò che abbiamo fatto? Un pensiero severo e aspro ma vero, destinato a ciascuno di noi «chiunque sia e da qualunque luogo venga». Ma per il cristiano c’è anche uno spiraglio di luce che si apre oltre la morte e la cenere e che è affidato alla capacità della fede di scoprire una guida divina: essa conduce il giusto per mano sul «sentiero della vita», senza «abbandonarlo nel sepolcro e lasciarlo nella corruzione» (Salmo 16,10-11).
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori