Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL VECCHIO E LA SPERANZA”

19 Lug

Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL VECCHIO E LA SPERANZA”

L’argomento di oggi

IL VECCHIO E LA SPERANZA

La vecchiaia è triste non perché cessano le gioie, ma perché finiscono le speranze.

Jean Paul

La riflessione di oggi

È una persona molto anziana; eppure non ha perso il gusto della lettura, della ricerca, della vita. Ogni tanto vado a trovarla e quasi sempre torno a casa con un rimando a libri diversi che questo signore legge ogni giorno e talora commenta scrivendomi. Un giorno, lasciandomi, mi ha parlato della sua vecchiaia ormai molto avanzata, mi ha ripetuto una «massima» di La Rochefoucauld che già conoscevo – «pochi sanno essere vecchi» (sì, invecchiare bene è un’arte e un impegno morale) – e ha aggiunto un’altra frase, quella che ho sopra citato. Ha anche cercato l’autore, lo scrittore francese Jean Paul, e l’opera da cui è estratta, Titano.

La considerazione è illuminante. Si è vecchi non quando si è solo avanti negli anni, ma soprattutto quando si perde ogni speranza e attesa. In questa prospettiva si riesce a scombinare le carte della cronologia, perché ci possono essere giovani precocemente invecchiati proprio per la loro aridità: hanno piaceri, corpi sani, membra agili, possibilità di vita, eppure non trovano più nessun senso, non hanno progetti, puntano solo a tirar mattina tra una discoteca e l’altra, per poi piombare in una sorta di atonia totale. Ecco perché è necessario sorvegliare sempre questa malattia dell’anima, più che del corpo, che rende vecchi. Ricordo ancora dal liceo un verso della canzone Spirto gentil di Petrarca: «I vecchi stanchi ch’ànno sé in odio e la soverchia vita». È il ritratto icastico di una nausea interiore che già aveva provato un sapiente biblico, il Qohelet: «Verranno gli anni in cui dirai: Non ci provo alcun gusto!» (12,1).

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori