Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL PETTINE DEI CALVI”
IL PETTINE DEI CALVI
L’esperienza è un pettine che la natura dona ai calvi.
ANTICO PROVERBIO CINESE
La riflessione di oggi
La sapienza popolare ama spesso ricorrere alla spezia dell’ironia per colpire vizi e difetti: è il famoso principio latino del castigare ridendo mores, ossia del colpire i comportamenti non con la sferza dello sdegno altezzoso ma con la pacata forza d’una risata. Spesso, infatti, le miserie umane meritano, più del grido veemente, la critica quieta e l’umorismo. È ciò che fa anche l’antica saggezza cinese con questo proverbio. Il pettine al calvo interessa ben poco ed è per lui di assoluta inutilità. Così purtroppo, annota il sapiente, accade a tanti con l’esperienza: è un pettine che non riesce mai a essere usato perché siamo vuoti di consapevolezza, di rimorso, di correzione.
Ricordo una definizione di esperienza che lessi tempo fa e che era attribuita all’autore francese del famoso romanzo Pel di carota, Jules Renard (1864-1910): «Un regalo utile che non serve a niente». Il paradosso è che questo dono non manca a nessuno, perché vivere è obbligatorio e quindi è consequenziale fare esperienza. Ma pochi sono quelli che imparano la lezione della vita e, quindi, la maggioranza preferisce andare a sbattere di nuovo la testa, a scottarsi le dita, a rimanere scornato. Alla fine l’esperienza altro non è che il nome che assegniamo ai nostri errori, senza cavarne beneficio per il futuro. C’è, dunque, un’ostinazione che nasce dall’orgoglio e che ci fa credere che noi non cadremo mai più in uno sbaglio già fatto. E così ci avviamo sicuri e impavidi, senza prudenza e consiglio, verso il nuovo errore. Aveva ragione lo scrittore tedesco Friedrich Rückert (1788-1866) quando in una sua poesia confessava: «La sera si diventa più accorti per il giorno che è passato, ma non mai abbastanza accorti per il giorno che deve venire».
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori