Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL MOLTO E IL BUONO”
IL MOLTO E IL BUONO
Non è il molto quel che si apprezza; è il buono. I libri sono come le anime, la cui grandezza non si misura dalla mole del corpo, ma dalla nobiltà degli spiriti.
Daniello Bartoli
La riflessione di oggi
C’è una legge che sta imperando nella comunicazione contemporanea ed è quella dell’eccesso. Bisogna aggiungere sempre più enfasi ai prodotti: così, l’eros lentamente decade in pornografia, il giallo in violenza gratuita, il dibattito in lite, la protesta in insulto, la polemica in attacco personale e così via. Lo scrittore Italo Calvino, nelle sue Lezioni americane, ricordava che il vero artista (ma anche l’uomo sapiente) è colui che opera come lo scultore che toglie e non aggiunge. Dal blocco di marmo elimina tutto ciò che è inutile rispetto alla statua che è idealmente nascosta in quella pietra. Lo stesso concetto lo esprime in modo più immediato Daniello Bartoli, gesuita ferrarese vissuto nel Seicento, storico e grammatico, nell’opera L’uomo di lettere difeso ed emendato, da cui abbiamo desunto la citazione odierna.
Non è la mole che conta ma l’interiorità; non è la quantità che dovrebbe prevalere, bensì la qualità; non sono gli orpelli ma la sostanza ad assegnare valore a una persona o a un’opera; non è l’erudizione a fare lezione ma la saggezza che guida e illumina. Eppure, se siamo sinceri, a dominare ai nostri giorni è il troppo: invidiato è chi possiede tanto, chi prevarica con la parola e l’azione, chi incombe con la sua immagine e il successo. Dovremmo, invece, ritrovare la finezza della discrezione, il gusto della riflessione, la dignità del comportamento morale. Il poeta indiano Tagore pregava Dio di non lasciarlo smarrire «tra i grattacieli delle cose inutili», dimenticando la strada di casa. E per stare ai libri, potremmo finire con una fulminante recensione di Ennio Flaiano: «È un libro ponderoso. Che fa pensare. Ad altro».
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori