Dieci minuti con se stessi – argomento: “IL MALE DI VIVERE”
L’argomento di oggi
IL MALE DI VIVERE
Spesso il male di vivere ho incontrato: / era il rivo strozzato che gorgoglia, /era l’incartocciarsi della foglia/riarsa, era il cavallo stramazzato.
Eugenio Montale
La riflessione di oggi
L’autunno avanzato stende il suo manto sulla natura. Se oggi passeggerete in un parco cittadino, camminerete su un tappeto di foglie «riarse e incartocciate». La vita ha un levare e un posare, un prima e un poi, un gioire e un piangere, un inizio e una fine. Il nostro sguardo si fissa e s’impressiona maggiormente per l’irrompere del buio, il nostro cuore batte più forte verso la morte, gli scenari tragici, accuratamente scansati, si parano innanzi all’improvviso tagliandoci la strada in un incidente. Si può elencare a lungo la litania che compone il «male di vivere», come lo chiamava Montale nei versi tratti dai suoi indimenticabili Ossi di seppia (1925). Altrove, nella raccolta Occasioni (1939), ci ammoniva: «La vita che sembrava vasta è più breve del tuo fazzoletto».
Cosa dire? E possibile ancora parlare di queste cose senza essere tacciati di pessimismo o di triste romanticismo? Si è infastiditi dalle domande impertinenti che spettinano i pensieri ordinati nei luoghi comuni di un’artificiosa serenità. Una volta il mese di novembre conduceva alla visita dei cimiteri e qualche scia rimaneva nell’anima. Ora non è più così. Eppure non cessa l’insoddisfazione, non diminuiscono le depressioni, non si allontana neanche da chi è nel pieno della giovinezza «il male di vivere». L’imperatore Marco Aurelio, nei suoi Ricordi, osservava che «l’arte di vivere somiglia più al pugilato che alla danza», e quindi si deve sempre stare in guardia oppure combattere. Ogni tanto, su un palcoscenico sociale popolato di nani, guitti e ballerine, è giusto che salga la serietà a zittire tutti. Almeno per qualche minuto.
(Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori)