Dieci minuti con se stessi – argomento: “GRATITUDINE E ODIO”
GRATITUDINE E ODIO
I benefici sono graditi finché possono essere ricambiati. Quando sono troppo grandi, invece di gratitudine, generano odio.
Tacito
La riflessione di oggi
«Tacitiana» è l’aggettivo che si usa di fronte a una prosa scarna, essenziale ma incisiva. È ciò che posso dire anche di questa considerazione scoperta sfogliando un’antica edizione degli Annali, opera grandiosa ma giunta a noi lacunosa, del famoso storico latino vissuto nel I secolo d.C. La sua è una lezione di amaro realismo: i piccoli atti di generosità sono graditi anche perché non impegnano più di tanto e permettono, prima o poi, una sorta di saldo col contraccambio. Diverso è il caso di un favore importante, anzi decisivo per il successo di una persona: è, infatti, facile che lentamente lo si senta come un peso e una specie di monito costante. La gratitudine si trasforma così, insensibilmente, in odio, in recriminazioni, in negazione.
Andando al di là di questa triste verità, legata all’orgoglio e all’egoismo delle persone, vorremmo comunque ritornare sul tema generale della riconoscenza, fiore raro ad attecchire (e si capisce perché). Tante volte è quasi un peso riconoscere di essere debitori di qualcosa a un altro perché la nostra superbia non ammette una sia pur blanda dipendenza. Altre volte è la superficialità che non esita a chiedere ma ignora il ringraziare. Una delle Massime di La Rochefoucauld, autore francese spesso da noi evocato, dichiarava poi che «nella maggioranza degli uomini la gratitudine è solo un desiderio velato di ricevere maggiori benefici». Ricordiamo, comunque sia, il monito di Paolo ai Colossesi: «E siate riconoscenti!» (3,15).
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori