Dieci minuti con se stessi – argomento: “COME UN MENDICANTE”

16 Dic

Dieci minuti con se stessi – argomento: “COME UN MENDICANTE”

L’argomento di oggi

COME UN MENDICANTE

O Dio, nostro Dio, mi presento davanti a te come un mendicante. Ti supplico, non permettere che la malignità delle mie azioni copra il grido della mia preghiera. Sto in una prigione eretta coi miei difetti e coi miei peccati di omissione. Ti supplico, cancella dalla mia anima queste scorie cattive, non lasciare che invadano il mio cuore.

Mino Yumayd, maestro sufi

La riflessione di oggi

C’è uno straordinario filo mistico che pervade la tradizione musulmana, soprattutto in quella corrente che è detta dei sufi, letteralmente «coloro che indossano un mantello di lana grezza», segno distintivo della loro confraternita. L’invocazione che ho scelto è appunto desunta da una raccolta di Salmi sufi e dimostra che in tutta l’umanità c’è un anelito profondo e appassionato verso Dio e la sua gloria. A pregare con le parole sopra citate era Yumayd, un maestro del sufismo, morto a Baghdad nel 911. Suggestivo è quel modo di presentarsi a Dio: «siamo tutti mendicanti», amava ripetere anche Lutero.

Davanti al fulgore divino noi dovremmo scoprire la tenebra che è in noi; davanti alla sua purezza dovremmo svelare il nostro male; davanti alla sua eterna grandezza dovremmo confessare la nostra fragilità. E, come si intuisce nelle invocazioni di Yumayd, alla fine non è la disperazione o lo scoraggiamento a impadronirsi di noi, bensì la certezza che la mano potente di Dio – che in Cristo decide persino di esserci accanto in una carne fragile come la nostra – può cancellare «le scorie cattive», abbattere le mura della prigione che abbiamo eretto con le nostre colpe. Sì, perché, come scriveva Pascal, noi non ci dispereremo per i nostri peccati, perché «essi ci saranno rivelati nel momento stesso in cui ci saranno perdonati».

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori