Dieci minuti con se stessi – argomento: “COME L’ACQUA”
COME L’ACQUA
La parola di Dio è come l’acqua. Come l’acqua, essa discende dal cielo. Come l’acqua, rinfresca l’anima. Come l’acqua non si conserva in vasi d’oro o d’argento ma nella povertà dei recipienti di terracotta, così la parola divina si conserva solo in chi rende se stesso umile come un vaso di terracotta.
Talmud
La riflessione di oggi
In questo periodo dell’anno cade il tempo della Quaresima che, a suo modo, è simile a un deserto dello spirito e, quando si vive in una steppa arida, la realtà a cui più si anela è l’acqua, il principio stesso della sopravvivenza. Ho voluto oggi proporre a tutti -anche a chi mi legge e forse si considera non credente – un passo molto suggestivo del Talmud ebraico che celebra la fecondità della parola divina. Sì, abbiamo bisogno di una voce che non sia sempre e solo la nostra, spesso scaduta a chiacchiera vana e vacua, ma che provenga dall’alto, abbia il sigillo dell’immortalità, della solidità, della certezza. Abbiamo bisogno di una parola che non annebbi l’anima, che non la rattrappisca nella paura o nella rigidità dell’insensibilità, ma che la rinfreschi, la rinvigorisca, la rinnovi, la ridesti e la ravvivi.
Ma per accogliere quest’acqua «che zampilla per la vita eterna» – se vogliamo usare una ben nota espressione pronunziata da Gesù davanti al pozzo di Giacobbe – dobbiamo avere un cuore simile a un vaso di terracotta. Ecco, allora, fuor di metafora, un vocabolo che non si usa più ai nostri giorni, anzi, che è fin sbeffeggiato: l’umiltà o, se si vuole, la semplicità. Mi è rimasta sempre nella memoria la frase della preghiera di un autore spirituale che si leggeva ai miei tempi di seminarista, Léonce de Grandmaison (1868-1927): «Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente». Un cuore dolce e umile, arduo da custodire con questa semplicità, ma l’unico capace di ospitare una parola eterna e liberatrice.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori