Dieci minuti con se stessi – argomento: “BERE DA SOLI”

05 Mag

Dieci minuti con se stessi – argomento: “BERE DA SOLI”

L’argomento di oggi

BERE DA SOLI

Soltanto una cosa è più lugubre dell’uomo che mangia solo; ed è l’uomo che beve solo. Un uomo solo che mangia somiglia a un animale alla mangiatoia.
Ma un uomo solo che beve, somiglia a un suicida.

Emilio Cecchi

La riflessione di oggi

Le vediamo tutti quelle persone che mangiano da sole in un ristorante, col giornale a lato, senza sentire i sapori o badare alla quantità e qualità del cibo. Ma nelle stesse nostre famiglie, anche se si è seduti insieme alla tavola, col televisore acceso, è come se ognuno si nutrisse in un angolo, proprio secondo la norma di chi vive da solo. Quel famoso cultore della gastronomia che è stato il magistrato francese Anthelme Brillat-Savarin nella sua Fisiologia del gusto (1825) giustamente osservava che «gli animali si alimentano, l’uomo si ciba, il sapiente pranza». Se si mangia da soli si ingurgita qualcosa facendo altro, senza quella ritualità che è legata al vero pranzo, senza i suoi ritmi, le sue parole, i dialoghi, le attese.

Ma c’è qualcosa di peggio del nutrirsi solitario ed è il bere, come osserva lo scrittore fiorentino Emilio Cecchi (1884-1966) nel passo che abbiamo scovato nell’opera dal titolo emblematico L’osteria del cattivo tempo. In chi si ubriaca nell’angolo di un bar c’è, infatti, qualcosa di tetro. Quell’abbrutirsi progressivamente attraverso le nebbie dell’alcol è veramente qualcosa di simile al suicidio. Se l’ubriaco in compagnia è solo ridicolo o stupido, chi si brucia senza speranza attraverso un bere solitario rivela una tragedia, una infelicità e un isolamento insanabili. Simile a questo è l’atteggiamento di tanti adolescenti e giovani che – anche se in massa – si ubriacano in modo lugubre; la loro sguaiatezza è disperazione, il loro branco è solitudine, il loro bere è un accecarsi.

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori