IV DOMENICA di PASQUA

03 Mag

IV DOMENICA di PASQUA

«IL PASTORE CHE CHIAMA
OGNI PECORA PER NOME!»   

 

IV DOMENICA di PASQUA

Anno A

Colore liturgico BIANCO

 

CANTO DEL VANGELO (Gv 10,14)

Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me
Alleluia.

________________________________________

 

VANGELO (Gv 10,1-10)
Io sono la porta delle pecore

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

 

Parola del Signore

Lode a te o Cristo

_________________________________

COMMENTO di P. Ermes Ronchi

«IL PASTORE CHE CHIAMA
OGNI PECORA PER NOME!»   


A sera, i pastori erano soliti condurre il loro gregge in un recinto per la notte, un solo recinto serviva per diversi greggi. Al mattino, ciascun pastore gridava il suo richiamo e le sue pecore, riconoscendone la voce, lo seguivano (B. Maggioni).
Su questo sfondo familiare Gesù inserisce l’eccedenza della sua visione, dettagli che sembrano eccessivi e sono invece rivelatori: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome. Quale pastore conosce per nome le centinaia di pecore del suo gregge e le chiama a sé a una a una? Per Gesù le pecore hanno ciascuna un nome, ognuna è unica, irripetibile; vuole te, così come sei, per quello che sei. E le conduce fuori. Anzi: le spinge fuori. Non un Dio dei recinti ma uno che apre spazi più grandi, pastore di libertà e non di paure. Che spinge a un coraggioso viaggio fuori dagli ovili e dai rifugi, alla scoperta di orizzonti nuovi nella fede, nel pensiero, nella vita.
Pecore che non possono tornare sui pascoli di ieri, pena la fame, ma, gregge in uscita, incamminato, che ha fiducia nel pastore e anche nella storia, nera di ladri e di deserti, ma bianca di sentieri e di sorgenti. Il pastore cammina davanti alle pecore. Non abbiamo un pastore di retroguardie, ma una guida che apre cammini. Non un pastore alle spalle, che grida o agita il bastone, ma uno che precede e convince, con il suo andare tranquillo che la strada è sicura. Le pecore ascoltano la sua voce. E lo seguono. Basta la voce, non servono ordini, perché si fidano e si affidano.
Perché lo seguono? Semplice, per vivere, per non morire. Quello che cammina davanti, che pronuncia il nome profondo di ciascuno, non è un ladro di felicità o di libertà: ognuno entrerà, uscirà e troverà pascolo. Troverà futuro. Io sono la porta: non un muro, o un vecchio recinto, dove tutto gira e rigira e torna sui suoi giri. Cristo è porta aperta, buco nella rete, passaggio, transito, per cui va e viene la vita di Dio. «Amo le porte aperte che fanno entrare notti e tempeste, polline e spighe. Libere porte che rischiano l’errore e l’amore. Amo le porte aperte di chi invita a varcare la soglia. Strade per tutti noi. Amo le porte aperte di Dio» (Monastero di San Magno).
Sono venuto perché abbiano la vita, in abbondanza. Questo è il Vangelo che mi seduce e mi rigenera ogni volta che l’ascolto: lui è qui per la mia vita piena, abbondante, potente, vita «cento volte tanto» come dirà a Pietro. La prova ultima della bontà della fede cristiana sta nella sua capacità di comunicare vita, umanità piena, futuro; e di creare in noi il desiderio di una vita più grande, vita eterna, di una qualità indistruttibile, dove vivi cose che meritano di non morire mai.

La parola di don Fabio

Carissimi

voglio sperare che quanto prima, con le dovute norme di sicurezza (abbiamo a cuore come
sacerdoti la salute spirituale ma anche fisica di ogni persona) si possa tornare a celebrare
l’Eucarestia ascoltando la Parola di Dio e comunicandoci al Pane della vita.
I vostri volti e le vostre vite sono quotidianamente presenti alla mia persona e al Signore nella
celebrazione dell’Eucarestia e nella preghiera.
Un ricordo sempre accorato per i malati, i piccoli e gli anziani e… una preghiera per Arnoldi
Stefano di 81 anni che ci ha lasciato. Siamo vicini ai familiari.
Vogliamo ricordare ancora nella preghiera figli di Gandossi Nicole: Omar e Sofia (per loro
abbiamo raccolto e consegnato 5.520€, come segno di vicinanza, di amicizia e di carità
cristiana… per chi è in ritardo la raccolta continua)… il mio grazie grande anche a nome della
famiglia.
E ora veniamo alla riflessione di questa domenica…
“Io sono il buon pastore. Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”.
Gesù usa questo linguaggio perché ai suoi tempi la pastorizia era molto diffusa e
l’immagine del pastore che guida le sue pecore al pascolo era realtà di tutti i giorni.
A noi l’idea di essere gregge non piace tanto, perché gregge e pecora sono termini
che, applicati alle persone, hanno assunto un significato dispregiativo. Dire a uno
“pecora” significa dirgli: “ Non sai quello che vuoi, non hai le tue idee, non sei
originale, ti metti a rimorchio…”. Ma non è certo questo ciò che Gesù vuole dirci oggi.
Anzi. ”Io ti conosco” vuol dire Gesù ad ognuno di noi, “e ti conosco personalmente . Tu
non sei un numero. Sei tu, ti chiamo per nome, sei uno che amo. Per te ho dato la vita,
la mia. Sono venuto perché tu sia felice. Sono venuto a liberarti; io ti prendo per mano
e ti aiuto a uscire dalla tua chiusura, dalla cerchia ristretta delle tue abitudini, delle tue
idee. Sono il tuo pastore, cioè sono colui che ti guida. Di me puoi fidarti. Se hai paura
puoi appoggiarti a me. Se non sai dove andare, io ti mostrerò la via. Perché io sono la
porta, con me starai al sicuro. Sono la porta aperta che da la libertà, che ti permette di
andare verso gli altri e di ritornare a me quando sei stanco.
Ecco, io sono il tuo pastore, sono la tua porta. Seguimi. Passa attraverso me. Io sono
venuto perché tu abbia la vita e ne abbia in abbondanza…”.
Abbiamo bisogno di una guida forte e il Signore Gesù si propone a noi come “ il bel e il buon
pastore “. Da Lui siamo chiamati per nome, conosciuti nel profondo, amati da morire… Lui non
si stanca di proporsi a noi come la Via che ci conduce al Padre, come l’amico in cui confidare
sicuri della sua presenza sempre e della sua fedeltà…
E allora che aspetti a cercarlo nel tuo vissuto, a trovarlo presenza discreta nella tua esperienza
di vita, a incontrarlo così come sei gridando a Lui il tuo esistere?
Lui aspetta, Lui passa, Lui se lo vuoi si ferma… e tu? Saprai aprirgli dall’interno la porta del
cuore, come i discepoli di Emmaus? Loro lo hanno invitato ad entrare… Lui entrò per rimanere
con loro e… allo spezzare il pane alla tavola del loro quotidiano lo riconobbero…
Lui sparì dalla loro vista ma rimase per sempre nel loro cuore…
In questo mese di maggio nelle nostre famiglie non manchi la preghiera del Rosario… genitori
non abbiate vergogna di vivere e chiedere ai vostri figli di condividere questa semplice
preghiera… allora sarà un mese di maggio nel quale troveremo grazia presso Dio e potremo
cantare con Maria nostra mamma del cielo il nostro personale Magnificat. Un abbraccio a tutti
carissimi!
Il Signore Crocifisso e Risorto, per intercessione della vergine Madre, benedica tutti!
Don Fabio