Dieci minuti con se stessi – argomento “RICEVETE LO SPIRITO SANTO”

08 Apr

Dieci minuti con se stessi – argomento “RICEVETE LO SPIRITO SANTO”

L’argomento di oggi

Dal Vangelo secondo Giovanni – Gv 20,19-31 (Lezionario di Bose)

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

La riflessione di oggi

Nel mattino di pasqua Gesù si è manifestato per primo a Maria di Magdala che lo cercava piangendo e l’ha inviata, apostola degli apostoli, a dare l’annuncio della resurrezione.

Poi Giovanni testimonia che alla sera di quel giorno Gesù si manifesta ai discepoli, ancora dubbiosi, ancora paurosi. Ecco, la resurrezione poteva prestarsi a un evento di grande risonanza… ma Gesù la vive semplicemente continuando una povera vicenda umana che pareva irrimediabilmente troncata con un fallimento. Stupisce quel suo voler continuare proprio con quei discepoli inaffidabili che l’avevano così deluso. Avrebbe potuto cercarne degli altri più affidabili, meno compromessi, eppure non abbandona proprio quel piccolo gruppo che non merita il suo interesse per loro. Il suo è un amore vero vissuto con delle persone concrete, umanamente limitate, cui si resta fedeli anche se non c’è stato contraccambio.

Un amore vissuto “in perdita”, un amore che sembra aver condotto solo a un fallimento. Ma, dove c’è amore vero, perdita e fallimento si ritrovano come guadagno in Dio. Certo, ci vuole fede per accettare questa lettura che trascende la logica del mondo cui siamo abituati.

Con quella carità che non tiene conto del male ricevuto, Gesù porta pace a quelli che non si è vergognato di considerare fratelli. Non è la pace illusoria che promettono i falsi profeti, è pace profonda, duratura che ha il caro prezzo di una fedeltà vissuta fino alla fine, al compimento. Pace che ci permette di ritrovare e di restare sulle tracce del cammino di Gesù, che ci precede sempre. Pace che si associa all’accoglienza dello Spirito santo. Lo Spirito santo è grazia che perdona i peccati, ristabilisce la comunione. Vincendo il male che ci acceca e indurisce il cuore, ci rende nuovamente capaci di credere, di sperare, di amare.

Gesù è libero da rimpianti, amarezze, rancori verso quei poverini smarriti e confusi… li rinfranca e rinnova in un grande perdono che li fa rivivere e li ricostituisce come comunità capace, a sua volta, di perdono. Coloro cui ora tanto è stato perdonato potranno tanto perdonare. La resurrezione immette nel cuore dei discepoli questa energia di misericordia, ricevuta e conosciuta. Forse la grande responsabilità dei discepoli è proprio quella di non “bloccare” e far fruttare questa misericordia.

Poi, otto giorni dopo, la fedeltà di Gesù si fa prossima anche a quella pecora smarrita che è Tommaso, il discepolo che aveva dimenticato le parole del Signore e non aveva avuto fiducia nei fratelli. Gesù ricostruisce pazientemente quella povera comunità che i giorni tempestosi della Passione avevano disperso e scoraggiato. Attorno al Risorto, ormai per sempre segnato dalle ferite dell’amore vincitore della morte, si riforma la comunità.

Anche noi che “abbiamo la vita nel suo Nome”, che siamo resi partecipi immeritatamente del suo amore eterno, noi che cerchiamo di “amare Cristo senza averlo visto”, anche noi desideriamo attingere al suo perdono per restare segni di misericordia in mezzo al disamore che ci disumanizza.

fratel Domenico (monastero di Bose)