Dieci minuti con se stessi – argomento: “PAROLE GUARDINGHE”

19 Ott

Dieci minuti con se stessi – argomento: “PAROLE GUARDINGHE”

L’argomento di oggi

PAROLE GUARDINGHE

Sembrava che il suo pensiero si bilanciasse su una parola prima di passare all’altra, come se le parole fossero i sassi sui quali il suo intelletto si doveva posare guardingo per attraversare le acque dell’errore.

Joseph Conrad

La riflessione di oggi

Verloc, una spia infiltrata in un’organizzazione anarchica inglese, decide di provocare un attentato terroristico, così da suscitare una reazione violenta popolare contro gli anarchici e giustificare una repressione dura e radicale della polizia. Le cose vanno, però, in ben altra direzione e non è mai corretto svelare gli esiti di un giallo. Ho evocato la cornice narrativa di un famoso romanzo, L’agente segreto, che lo scrittore polacco di lingua inglese Joseph Conrad (1857-1924) pubblicò nel 1907, ma che sembra essere stato composto ai nostri giorni. Ho scelto di questo romanzo una frase che descrive il comportamento circospetto del protagonista.

Quando dobbiamo attraversare un torrente o un piccolo fiume, cerchiamo di selezionare con attenzione i massi sui quali poggiare i piedi per evitare di cadere in acqua. Una spia, dice Conrad, deve saper soppesare bene le parole, in modo tale che il pensiero vi si appoggi con sicurezza, evitando scivoloni nelle «acque dell’errore», ossia dello svelamento. Calibrare, dunque, pensiero e parole è cosa piuttosto rara ai nostri giorni in cui si apre bocca prima ancora di pensare. Dare sostanza al linguaggio è il segno di una vera maturità ed è ciò che manca alla chiacchiera e alla verbosità, entrambe prive di riflessione. Ricorrerò a un altro scrittore, il parigino Léon-Paul Fargue (1876-1946) e alle sue immagini vivaci: «Ogni parola che cade dev’essere il frutto ben maturo della succulenza interiore, la goccia che scivola dal becco della beccaccia ben frollata».

Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori